martedì 22 febbraio 2011

''fronte verde'' l'inquinamento porterà la scomparsa è l'estinzione dell'uomo?

''FRONTE VERDE'' COME I DINOSAURI? FORSE NO

di antonio maiuro

:Alla Conferenza sulla Biodiversità di Nagoya si è fatto il punto sullo stato della biodiversità, tra buone e cattive notizie. Attualmente il pianeta registra il tasso di estinzione più alto dai tempi della scomparsa dei dinosauri, eppure ci sono tesori tutti da scoprire e da proteggere, come l’Amazzonia.  E dopo 18 anni di stallo, ecco finalmente il Protocollo/ABS sull'accesso e la condivisione tra tutti dei benefici derivati dalle risorse genetiche.
Lo studio




 sull'estinzione dei vertebrati realizzato
da oltre 3.000 scienziati in occasione del vertice di Nagoya ha analizzato 25.000 specie inserite nel Libro Rosso delle specie in pericolo dello IUCN (International Union for Conservation of Nature) e ha concluso che una specie su cinque è a rischio estinzione e che la situazione sarebbe ancora peggiore se non fosse per gli sforzi di conservazione che alcuni Paesi virtuosi stanno mettendo in pratica.
Sono a rischio perfino le grandi specie: pinguini, orsi polari, tigri, elefanti africani, tartarughe marine, balene, delfini (il Paese ospitante non è esente da pecche n.d.r.), albatros, canguri, oranghi, barriere coralline e anche l’uomo è a rischio, se le temperature continueranno ad aumentare: 2 gradi in più rispetto all’era preindustriale segnerebbero il declino anche della specie umana. Il 90% della grande barriera corallina potrebbe non arrivare al 2050, lo stesso vale per il 75% dei pinguini di Adelia e per gli orsi bianchi. 
Ma a Nagoya il Wwf ha diffuso anche l'ultimo report Amazzonia Viva che evidenzia la straordinaria ricchezza di specie di quest'area nonostante i rischi che ancora corre. Il  rapporto illustra l'enorme biodiversità, con 1200 specie nuove scoperte e descritte in appena 10 anni, tra il 1999 e il 2009. Il rapporto del Wwf inventaria 637 piante, 257 pesci, 216 anfibi, 55 rettili e 39 mammiferi, tra cui 6 nuove scimmie compresa la Mico acariensis scoperta nel 2000. Alcune sono straordinarie, come  la nuova specie di Anaconda, la prima identificata dal 1936 e che si aggiunge alle altre 3 già note alla scienza o il delfino rosa boliviano del Rio delle Amazzoni, nuova specie scoperta grazie alle ricerche genetiche e in via di estinzione; e ancora, la nuova specie di pesce gatto cieco dal colore rosso brillante che vive nelle acque sotterranee, diversi pappagalli e altre specie di uccelli, senza parlare degli invertebrati come gli insetti.
Questo conferma che l'Amazzonia è un luogo di inestimabile valore per quanto riguarda la biodiversità e di cui tutti beneficiamo, pena gravi rischi.
Secondo uno studio degli scienziati dell’Università del Wisconsin, la deforestazione in Amazzonia aumenta del 50% l’incidenza della malaria. Il rapporto stilato dai ricercatori, e pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseases CDC, incrocia le informazioni sulla malattia in Brasile con le immagini satellitari che riportano l’abbattimento della foresta amazzonica, dimostrando che il taglio degli alberi aumenta l’incidenza di malaria. L’abbattimento delle foreste tropicali, sostengono Sarah Olson dell’Istituto Nelson (Centro per la sostenibilità e l’ambiente globale) e autore principale del rapporto, e Jonathan Patz dell’Università del Wisconsin (School of Medicine and Public Health), crea condizioni che favoriscono la diffusione della zanzara Anopheles darlingi, che trasmette il parassita della malaria e ne è vettore primario.
Nonostante sia aumentata la consapevolezza dell’importanza della tutela ambientale, proprio l’Amazzonia è oggetto di gravi minacce. Negli ultimi 50 anni almeno il 17% della foresta pluviale amazzonica, un`area più vasta del Venezuela e pari a due volte la Spagna, è stata distrutta dall’uomo a causa della rapida espansione dei mercati regionali e globali della carne, della soia e dei biocombustibili, che fanno aumentare la domanda di terreni. Si stima che l`80 % delle aree deforestate dell'Amazzonia siano destinate a pascoli per il bestiame. Modelli di sviluppo non sostenibili e il crescente fabbisogno energetico dovuto allo sviluppo incontrollato hanno un forte impatto negativo sul territorio.
Eppure l’Amazzonia ha un ruolo determinante nella regolazione del clima globale: le sue foreste immagazzinano 90-140 miliardi di tonnellate di carbonio, e il rilascio anche solo parziale di questo quantitativo accelererebbe in modo significativo il processo di riscaldamento globale. Attualmente la riconversione dei terreni e la deforestazione in Amazzonia comportano un rilascio che arriva a 0,5 miliardi di tonnellate di carbonio l’anno, al di fuori delle emissioni dovute agli incendi forestali. Grande importanza riveste anche lo scambio energetico generato dalla evapotraspirazione dalla superficie delle foglie, dato che l'area ospita la più estesa, densa e ininterrotta copertura di vegetazione presente sul pianeta.
L'energia coinvolta in questo processo contribuisce alla regolazione del clima globale pompando acqua nell'atmosfera e fornendo energia al regime dei venti. L'effetto di raffreddamento dato da questo particolare “sistema di condizionamento d’aria globale” è cruciale per il sostegno della vita sulla Terra.

Attraverso l’iniziativa Living Amazon, il Wwf sta lavorando a un approccio complessivo di collaborazione con i governi, la società civile e il settore privato locali per promuovere uno scenario alternativo che possa preservare più efficacemente la biodiversità dell’Amazzonia tutelando l’ambiente, l'adeguata valutazione degli ecosistemi naturali in base ai beni ambientali che ne derivano, la pianificazione della destinazione d’uso e dei diritti di proprietà della terra e delle risorse, l’implementazione delle migliori pratiche di gestione per l’agricoltura e l’allevamento, l’ottimizzazione della pianificazione delle infrastrutture energetiche e dei trasporti per ridurre al minimo l’impatto ambientale e salvaguardando le biodiversità a rischio.
A questo proposito i delegati sono riusciti a superare lo scoglio che dal 1992 stava paralizzando la Convenzione. Si tratta del regolamento ABS (Access and Benefit Sharing Protocol) che consentirà a popoli e nazioni di condividere l’immenso valore delle risorse genetiche. Il Protocollo di Nagoya/ABS inizia a mettere uno freno alla biopirateria, consentendo ai Paesi ricchi di biodiversità di poter condividere i benefici dell'utilizzo delle risorse naturali con le multinazionali che, fino a ieri, ne risultavano le sole beneficiarie. Bisognerà vigilare sul rispetto di questo accordo.
di antonio maiuro

Nessun commento :

Posta un commento