
ROMA - "Il processo lungo avrà un effetto dirompente sul sistema Giustizia". Lo dichiara il plenum del Csm in una risoluzione approvata a larga maggioranza. "Il ddl Lussana, approvato dal Senato a fine luglio 1, legittimando le più varie tattiche dilatorie da parte degli imputati avrà la capacità di rallentare a dismisura la durata di tutti i procedimenti in corso".
18 voti a favore e 3 contrari (i laici del Pdl) al documento. Gli esponenti della maggioranza in Consiglio sostengono che il Csm non può censurare un ddl all'esame del Parlamento, pena una interferenza nell'attività delle Camere. Ma Zanon e Romano ammettono che il ddl presenta "aspetti contestabili e non condivisibili".
I consiglieri del Csm denunciano anche l'incostituzionalità del 'processo lungo': "L'intervento proposto si muove in direzione opposta a quella prescritta dall'articolo 111 della Costituzione, il quale impone la ragionevole durata del processo". E, "dirompente" giudicano il combinato disposto delle norme in questione, con cui "viene dilatata la durata dei processi" e quelle di riduzione dei termini di prescrizione.
Nel documento di evidenzia come l'obiettivo delle norme sia quello di "affidare alle parti la dinamica processuale, privando il giudice della possibilità di gestire l'andamento del processo in funzione di un accertamento processuale che si svolga secondo i canoni costituzionali della ragionevole durata". "La mancanza di un preventivo vaglio sulla rilevanza e superfluità delle prove richieste dalle parti potrebbe determinare - avverte il Csm - effetti paradossali, le cui conseguenze si rivelerebbero assai negativamente sui già dilatati tempi dell'accertamento processuale nei vari gradi di giudizio". Una norma che "appare quindi agevolare l'abuso del processo e legittimare le più varie tattiche dilatorie".
"Contraddittoria ed irrazionale" il Csm giudica ancora la norma che "da un lato consente l'acquisizione delle sentenze irrevocabili ai fini della prova dei fatti accertati, e dall'altro impone di svolgere nuovamente un'istruttoria sugli stessi fatti, solo che l'imputato lo chieda". L'assenza di "un adeguato filtro selettivo" da parte del giudice "non potrebbe che determinare - avvertono i consiglieri - un ulteriore abnorme allungamento dei tempi del dibattimento".
(07 settembre 2011)
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