DAMASCO – Almeno 23 le vittime degli
scontri tra i manifestanti che protestano contro il regime di Bashar Al
Assad e le forze di polizia in tutto il paese. Una persona ha perso la
vita ad Baniyas, sette ad Azraa e due a Duma, vicino alla capitale e gli
scontri sono ancora in corso, ma il totale delle vittime è salito a 23,
secondo l’emittente Al Arabyia.
Un gruppo di insorti a Damasco sono stati disperi dalla polizia con i
lacrimogeni, mentre 35 persone sarebbero state arrestate dalla polizia
durante le mobilitazioni fuori dall’università di Aleppo. A nulla è
servita la decisione del presidente Bashar Al Assad di abrogare lo stato
di emergenza in vigore ininterrottamente nel paese dal 1963. Al termine
del venerdì di preghiera più di 5 mila persone hanno manifestato a
Qamishli, quasi 10 mila a Deraa e a Baniyas.
“Occorre trovare un accordo tra sunniti e minoranze etniche e
religiose, basato sulla coscienza nazionale siriana e araba e la
resistenza contro l’occupaziona israeliana del territorio, per evitare
la guerra civile”, ha detto Paolo Dall’Oglio, gesuita e fondatore della
Comunità monastica siro-cattolica di Deir Mar Musa. “La situazione è
preoccupante”, secondo il padre gesuita in riferimento ai fatti di
Damasco. Un cordone di polizia stretto attorno alla capitale impedisce
l’accesso alla città dall’esterno e c’è apprensione fra i visitatori del
monastero Deir Mar Musa, simbolo del dialogo interreligioso tra
cristiani e musulmani.
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