24 Heures (Svizzera)
Un nuovo partito debutta alle amministrative italiane del 6 e 7 maggio. È il "Pirate Party", ma non ha niente a che fare con i cugini svedesi e tedeschi. E il caso finisce in tribunale.Anche nel mare tempestoso della politica italiana fanno capolino i pirati. Dopo il successo del movimento svedese e di quello tedesco, che ha trionfato anche alle ultime elezioni regionali nel Saarland, lo scorso autunno è nato il "Pirate Party", che punta a riformare la Costituzione e alleggerire le strutture statali, impedire la svendita delle aziende pubbliche, lottare contro la casta e contro il potere delle banche. Si definisce "partito pirata ufficiale" e ai nostri microfoni il suo portavoce Marco Marsili, giornalista e consulente politico, annuncia con entusiasmo di puntare per ora a una ventina di piccoli comuni. Si parte in Lombardia, ma l'obiettivo sarebbero le prossime elezioni politiche. Nel "Pirate Party" sono confluiti ex militanti della destra sociale (Msi), anarchici, leghisti, frequentatori di centri sociali di estrema sinistra ed ex candidati di liste indipendenti come la discussa "Immigrati, basta!". Si tratta però di un partito non collegato al movimento internazionale svedese e tedesco. Così un'ordinanza del tribunale di Milano, per evitare confusione, impone a Marco Marsili di cambiare nome e simbolo. Soddisfatto dell'esito giudiziario il vero "Partito pirata" italiano, che non sembra però pronto alle elezioni: conta solo una cinquantina di iscritti e stenta a farsi conoscere. In attesa del successo fa suoi gli stessi temi che hanno reso celebre il movimento pirata internazionale: dalla trasparenza nel web e nella pubblica amministrazione alla riforma del copyright e dei brevetti.
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